Quando si scrive si seguono diverse regole. Ognuno ha le proprie, le personalizza e le adatta alla propria natura di scrittore.
In genere si parte da una idea, data da qualsiasi cosa: una parola, un pensiero, un emozione, un odore. Si continua a creare utilizzando tutte le varie tecniche esistenti, dallo sviluppo della trama, alla scaletta, alle schede dei personaggi. Si decide il punto di vista con cui raccontare la storia e lo stile da usare. Tecnica, insomma, tanta, tantissima tecnica data dall'esercizio continuo e che aiuta, inutile negarlo, lo scrittore a tessere la sua tela.
Non va assolutamente sottovalutata l'importanza dell'esercizio quotidiano, prolisso in alcuni casi ma necessario perché si riesca a padroneggiare proprio nella tecnica.
"Bene o male, devo sempre scrivere. Se scrivi, ti abitui al lavoro e formi lo stile, sia pure senza vantaggio immediato. Se non scrivi sei attratto a fare e fai sciocchezze." L. Tolstoj
L'importante però, è viverla quella storia, amarla. Conoscerne i minimi particolari, frequentare i suoi personaggi, imparare a condividere con loro il proprio tempo. Viverci dentro, immergersi nei suoi bassifondi, camminare attraverso i suoi vicoli, quelli bui, dove ci sono i segreti, i colpi di scena e dove le ombre rivelano la vera natura delle anime dei protagonisti.
Tutto questo la tecnica non lo può dare, è un gioco erotico tra lo scrittore e la storia e l'unico autorizzato ad assistere, come un voyeur, è il lettore, testimone e giudice assoluto.
Molti scrivono, pochi leggono, ancora meno sono quelli che scrivono amando la propria storia. Ecco, questi ultimi ritengo che siano i migliori. A loro non importa essere letti, a loro importa far si che, in quell'universo parallelo, la storia abbia luogo.
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