mercoledì 21 gennaio 2015

L'idea

Come accennato nel mio post della scorsa settimana, sul come fare esercizio con la scrittura per il teatro, affronterò di volta in volta i punti che ho elencato, così come li affronto io quando mi cimento nella scrittura di una commedia.

Oggi parlerò dunque dell'idea.


Se ricordate, ho spiegato che nel mio caso non basta farsi venire un'idea qualsiasi e svilupparla. 
Si tratta di trovare un'idea che ben si adatti alle necessità della compagnia teatrale per cui scrivo: I Fiori d'Acciaio. 
Necessità legate sia al numero degli attori disponibili, che al loro sesso e alla loro età. 
In sostanza scrivo su commissione, sebbene poi abbia completa libertà sulla storia da raccontare.
Qui sta l'esercizio cui accennavo prima, adattare la propria fantasia a dei paletti. Esercitarsi a pilotare l'immaginazione a seconda di ciò che è necessario. 
Come sempre le idee vengono quando meno le aspettiamo e, conoscendo benissimo questa loro pessima abitudine, non esco mai senza il mio buon classico blocchettino (di nota fama...)  per prendere appunti, ovunque mi trovi. 
L'idea, in genere, ha un aspetto un po' dimesso e solitamente non si presenta a noi con un cartello con su scritto "idea". Fugace e permalosa, se non la si nota e annota subito, difficilmente si presenta una seconda volta.
Quotidianamente, per svolgere le mie commissioni, sono costretta ad affrontare code e attese spesso molto lunghe ed è facile, che durante quei momenti, l'idea si presenti bella bellina, magari proprio grazie a qualche personaggio che inconsapevolmente attira la mia attenzione, o a vere e proprie gag reali e degne di un film comico. 
Osservare rimane, sempre e comunque, di fondamentale importanza per chi scrive. Non necessariamente per riportare pari pari ciò che si è visto, ma per poterlo poi trasformare a nostro uso e consumo, per poterne fare tesoro in qualsiasi momento.



Legato alla spinosa questione dell'idea c'è sempre, almeno per quanto mi riguarda, il desiderio di voler comunicare qualcosa, lanciare un messaggio.


Per me è inconcepibile portare in scena una commedia scritta solo per far far due chiacchiere ai personaggi. Con una serie di battute spiritose che si, è vero che farebbero divertire il pubblico, ma senza farlo pensare.
Non pretendo, intendiamoci, trasmettere chissà quali messaggi di importanza universale, credo però che per orecchie attente sia possibile percepire un "non detto" che traspare a lavoro finito e messo lì a disposizione di chi vuol sentire. 
Sopratutto mi rivolgo al mondo femminile. Il mio è uno sguardo ironico, a volte critico nei riguardi delle donne. Un messaggio criptato da una donna alle donne, con complicità, ma senza perdere di vista vizi, virtù e difetti di un universo che ha sempre tanto da dire. 
Non so bene cosa nasca prima, se l'idea della storia o il messaggio da comunicare perché spesso l'ordine è confuso, sembra quasi che uno chiami l'altra o viceversa.
In conclusione ritengo che l'idea, dal quale far partire il lavoro, sia importante come tutti gli step successivi. 
Deve essere una buona idea perché da lei, come dal messaggio che si vuole dare, dipenderà la solidità e la passione che trasmetteremo quando andremo a scrivere.







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